Con la pace più finta del mondo che scoppia tra Hamilton e la Ferrari, mi è capitato tra le mani sul web un video relativo al GP di Silverstone il cui protagonista è Kevin Magnussen, intento a difendersi niente meno che da Fernando Alonso i cui team radio, ormai, passano alla storia ogni volta di più.
Vi voglio proporre appunto questo video insieme ed altri due contributi, uno relativo al Gran Premio corso a Baku quest’anno ed uno al GP del Belgio nel primo anno di Magnussen in F1, il 2014 in Mclaren. Questi tre video sono stati selezionati a titolo esemplificativo, e da questi si evince che Magnussen è pilota deciso, aggressivo, spesso “cattivo” e, a volte, ben oltre le righe quando si tratta di difendere la posizione. Questo, però, viene palesemente ignorato dai più solo in quanto lo stesso Kevin lotta spesso a centro gruppo, o per meglio dire non nelle posizioni di testa.
Un comportamento ritenuto scorretto dovrebbe essere sempre notato, indipendentemente dalla posizione del pilota che ne è protagonista. Mediaticamente parlando, però, questo in F1 non succede quasi mai: la stessa azione ha risonanza completamente diversa se avvenuta tra i primi posti o gli ultimi. L’eventuale pericolosità del comportamento, però, non cambia. Passo quindi ai video.
Il primo è freschissimo, ed è quello che ha colto la mia attenzione facendomi pensare a questo pezzo. Kevin butta letteralmente sull’erba Fernando all’uscita della curva Luffield e, successivamente, all’ingresso di Maggots. Lo spagnolo si lamenta in modo palese con il suo ingegnere ribadendo di essere stato accompagnato fuori pista più di una volta. Fino a ieri non abbiamo avuto evidenza di quanto successo e nemmeno in diretta l’episodio è stato pubblicizzato.
Il secondo video è il più chiaro riguardo il fatto che Magnussen sia disposto a rischiare tantissimo e, soprattutto, a far rischiare i suoi colleghi in modo decisamente pericoloso. Siamo a Baku e sul rettilineo principale il danese non si fa troppi problemi a chiudere Pierre Gasly a muro tanto da “incastrare” le ruote della sua Haas con quelle della Toro Rosso. La toccata che ne consegue potrebbe produrre effetti semplicemente devastanti: non so quale santo abbia guardato giù in quel momento. Non contento, quando il francese riprende (con coraggio) la scia, Magnussen imposta una seconda chiusura netta.
Giusto per ricordare che l’atteggiamento aggressivo in difesa è pratica che fa parte del DNA di Magnussen sin dal suo esordio in F1 torniamo al 2014, primo anno di Kevin in F1. Questo video è un po’ più lungo ed è riferito agli ultimi due giri del Gran Premio del Belgio, con quattro monoposto in lotta: la Ferrari di Alonso, le Mclaren di Magnussen e Button, la Red Bull di Vettel. Anche in questo caso la battaglia più estrema è quella tra il danese e lo spagnolo, con il primo che stringe sull’erba sul rettilineo del Kemmel e successivamente non si fa problemi a chiudere traiettorie in modo deciso. Ai tempi ci fu parecchia indignazione soprattutto perché Fernando correva per la Ferrari, ed infatti poi Magnussen si prese 20 secondi di penalità perdendo la sesta posizione colta al traguardo.
Ora: io non sono solitamente un bacchettone. Le lotte mi piacciono, ne vorrei vedere di più ed entro certi limiti posso anche ritenere adeguate alcune delle manovre viste in questi tre video. Non mi piace la piega degli ultimi anni in cui un pilota praticamente non può difendersi se chi è dietro è affiancato per mezzo centimetro. Inoltre, aggiungo, difendersi è ancora più difficile rispetto a prima perché con il DRS chi è dietro arriva con una differenza di velocità spesso imbarazzante. Quindi o non ti muovi o, se lo fai, passi per un mezzo assassino perché chi sta tentando il sorpasso non ha tempo per reagire alla tua difesa.
Non credo, fatte queste premesse, che tutte le manovre di Magnuessen siano da considerarsi non adeguate, o per lo meno così non dovrebbe essere per come intendo io la lotta in pista. Azioni come quella con Gasly, invece, sono da evitare assolutamente perché un conto è difendersi duramente, un conto è mettere a rischio l’incolumità di un collega.
Detto questo, che sia Magnussen, Bottas, Verstappen, Perez o Raikkonen, una manovra pericolosa dovrebbe essere sempre considerata tale indipendentemente dal nome, dalla posizione, dal team per cui si corre. Ed il curriculum di Magnussen, di cui questi video sono solo un esempio, è quello del pilota più aggressivo in pista, ben più di altri nomi in voga.
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